su Dente – Giudizio Universatile
Il mio carissimo Nokia 6630 mi fu rubato dalla tasca dei pantaloncini nell’autobus più pieno e soffocante su cui io abbia mai messo piede, a Bologna, in un afosissimo pomeriggio per raggiungere l’Arena Parco Nord. I-day Festival 2010, headliner i Blink 182.
Annoto mentalmente di scrivere qualcosa al riguardo, più avanti.
Ecco, tornando al mio rimpianto 6630: l’unico personaggio che non era lì a sciogliersi in brodo di giuggiole per le band (oltre che a sciogliersi dal sudore) era dietro di me, a farmi sentire con molto poco tatto (o fin troppo, dipende se si vuol dar retta al senso letterale o a quello metaforico) il suo entusiasmo strusciandosi. Sono piuttosto convinta d’avergli anche assestato qualche calcio, dato che stava diventando esageratamente pressante. Doveva essere talmente felice di vedermi [cit.] che decise di portarmi via il mio amato nokia per avere un ricordo del nostro breve ma intenso incontro. Chissà se i suoi corpi cavernosi hanno aumentato la quantità di sangue a livello inguinale anche con il mio cellulare.
Fatto sta che me ne accorsi praticamente subito dopo essere scesa dall’autobus, quando ormai il delinquente già non era più in vista: ricordo benissimo come crollai drammaticamente per terra piangendo, con la calca attorno eccitata per Travis & co.
Una bella scena di contrasto, vista da fuori.
Non è che io sia viziata, sia chiaro, il problema è che io mi attacco profondamente agli oggetti, li trasformo in emblematici.
E poi dai, il vecchio 6630 era qualcosa di straordinariamente inossidabile.
Lo rimpiazzai con un altro nokia 2220 slide, una delle primissime offerte che avevo trovato guardandomi in giro un paio di volte: più piccolo dell’avo 6630, pure a scorrimento: cool! E, cosa più importante, costava l’importante cifra di 60 euro. Il paradiso.
Ecco, ovviamente l’ultimo modello rimasto era rosa violaceo, a me che il rosa non è che piaccia così tanto. Mi sentivo un po’ Hello Kitty, ma andava bene così.
Fu l’inizio di una lunga storia d’amore e intesa: quante volte l’ho aperto e chiuso giocandoci, quante volte che è caduto, aprendosi sempre in tre pezzi -batteria compresa, il che significava reinserire ogni santa volta data e ora- quante volte non m’ha mai abbandonata.
Mentre tutto il resto del mondo correva per accaparrarsi gli i-phone che uscivano più velocemente del nuovo numero delle Scienze, con schermi che guai a guardarli che si crepavano e apps e giochi per ammazzare il tempo -e atrofizzare le sinapsi. Le uniche marche che non si son sentite minacciate dalla nuova generazione di smartphone saran state quelle di caffettiere.
Poi, vogliamo parlarne?
Ruzzle.
Ragazzi, io perdevo le ore a giocare al Paroliere e Passa Parola con Riccardo, ci facevamo le sfide in treno, e io e Stefania ci siamo baciate, a capodanno di due anni fa, proprio per le partite perse e le parole non trovate. Poi arriva ruzzle e tutti si rincoglioniscono gridando al Messia.
Candy Crush.
Beh, era lo stesso con uno dei minigiochi di Harry Potter e il Pirigioniero di Azkaban per GBA (son piuttosto sicura che fosse quello, eh, ma avendoli quasi tutti di HP potrei confondermi). Non eran caramelle ma petardi, il che era ancora meglio.
Per anni, insomma, quando la gente si lamentava del proprio telefono io tiravo fuori il mio, e vincevo con l’aggeggio più vecchio. In realtà ero fiera di lui.
Quante corse m’ha cronometrato, quante volte son sobbalzata con i messaggi che suonavano quasi come il verso di uno scricciolo, e la suoneria baldanzosa predefinita.
Finché non è caduto per l’ennesima volta, mentre salivo con i libri per studiare sul mio letto ed è scivolato dall’altezza dei miei appunti.
E dovevo tenerlo insieme con un elastico per fargli leggere la sim.
Ora aspetto di procurarmi il suo cavetto usb per poter scaricare sms e foto: quando Riccardo m’aveva attaccato i suoi disegni per me di Eevee e il mostriciattolo Rawr al vetro della classe, quando avevo partecipato ad un concorso (pagine oscure e casuali della mia vita), i panorami in montagna ad aprile con M. e i suoi, quando m’ero sentita parte della famiglia.
E tutti i messaggi di Riccardo. Sarò molto materiale, ma per me tutte queste cose diventano sacre, guai a perderle.
Però non potevo andare avanti con un cellulare tenuto insieme da un elastico verde. A malincuore avevo già scelto il successore, sempre un nokia – amante delle tradizioni anch’io, ebbene sì.
I requisiti che avevo cercato vi fan già capire tutto:
– assolutamente non touch
– tastiera possibilmente qwerty
– basso costo (x < 70 euro)
– stavolta con cavetto usb compreso nel pacchetto.
Invece non ho fatto in tempo a procurarmelo che ho ereditato quello vecchio di mia cugina (notare: io ho 20 anni, lei deve compierne tredici. Fa parte della generazione regalami-l’iphone-che-una-vita-non-la-voglio.)
Me ne sono innamorata quasi subito, anche se è un LG e non un nokia (ma avevo già avuto esperienza nel campo): tastierino touch solamente a propria scelta, tastiera qwerty, costo zero, cavetto usb, nero e grigio, e persino capace di far foto che non sembrano un ammasso di pixel random. Internet ni, so che c’è ma devo ancora capire alcune cose.
E poi la frase fatidica: “Così poi metti whatsapp!”
Spero tu stia scherzando.
Ho chiamate gratis e messaggi gratis verso tutti, credo persino verso gatti e personaggi preferiti dei libri, cerco di star meno su fb, mi lamento delle distrazioni e sopporto sempre meno star lì a parlare scrivendo in una chat, e dovrei mettere whatsapp? Per cosa? Per parlare con Giulia, che tanto che mi chiama già tre volte al giorno? O con L., con cui ormai sto da quasi un anno, che abita a 20 minuti dalla mia università e con cui ci chiamiamo almeno una-due volte quotidianamente? Dovrei scaricare qualcosa per ricevere fastidiose notifiche da gente che mi scrive qualsiasi cosa in qualsiasi momento, quando già ho messaggi infiniti e facebook?
Non sono snob né conservazionista, è che mi piace mantenere un po’ di buon senso.
Guys, let’s chat less and talk more.
Ah, comunque poi l’I-day Festival fu indimenticabile, anche se non avevo un telefono per immortalare i Blink, anche se nessuno in quel momento su facebook o instangram sapeva in tempo reale che ero a pochi metri dal palco.
Pps. Però con questo nuovo posso finalmente rimettere musiche mie, così quando mi arrivano i messaggi suona la sigla di Breaking Bad. Mi amo.
Non sei la prima persona che “conosco” a rifiutare l’utilizzo di uno smartphone e tutte le sue comodità annesse, ora che ci penso.
In realtà sono d’accordo sulla maggior parte delle tue contestazioni, però… Però, voglio dire: se hai un iPhone (o chi per lui) mica devi necessariamente stare tutto il giorno su wa, su instagram o a giocarci! Per me smartphone significa: condivisione. Il condividere in tempo reale una foto, un file audio, etc istantaneamente e con chi voglio. Ora sto su wp dal cellulare… Aprendo questa sera dal PC (o dal tab o chi per lui) mi sarei perso questo bel post… Come la mettiamo?
Tutto se usato senza moderazione diventa nocivo.
Bisogna solo saper trovare il giusto mezzo… Come un punto&virgola tra il punto è la virgola.
Un abbraccio e tanti in bocca al lupo per gli esami!
Ecco perché mi piaci!
Proprio ieri dicevo a quella mia cugina che qualsiasi cosa se presa in quantità eccessive fa male, astratta o concreta che sia.
Infatti il mio attacco non va tanto alle tecnologie di per sé quanto quelli che o le osannano incondizionatamente o quelli che ne abusano.
Senza contare che io non utilizzo strumenti particolari: non devo comporre musica, né controllare assiduamente la posta per lavoro né scrivere sull’agenda elettronica, dato che ho trovato i miei metodi; infatti per me tablet e i-phone et similia sono utilissimi, se uno non deve usarli come mia cugina che a tredici anni dovrebbe uscire con gli amici e preoccuparsi delle ricerche sul Big Ben, e non crescere davanti a delle chat.
non so, io sta cosa del fare con parsimonia la continuo a sentir dire da gente che poi esagera… mi sa tanto di giustificazione, come quelli che dicono: fumo poco. E anche se io ne sono vittima, ché non uso social network ma lo smartphone ce l’ho, non riesco a capire quest’ansia di condividere sempre tutto col mondo, che piano piano avvolge anche me, e di cui farei volentieri a meno, se ci penso a mente fredda
Perché siamo animali sociali.
Altro che lupi solitari!
E poi, scusami, non è una questione di “parsimonia” : è di trovare un equilibrio; non essere dipendenti da.
Tutto se fatto in eccesso fa male: tanta carne fa male, tanto sport fa male, tanto sonno fa male, etc etc.
Paradossalmente meglio fare di meno che di più!
vero, però occhio: se sei o non sei dipendente lo sai solo se ti privi della cosa per un po’, altrimenti siamo qui a raccontarci come pensiamo di essere
(il principio del “tutto è veleno, dipende dalla dose” risale a paracelso e non lo ho affatto messo in discussione)
Mi permetto di dissentire.
Lo scopri in tal modo solo se non sei capace di autocritica. Sono perfettamente sicuro che tu, ad esempio, riesca a riconoscere le tue dipendenze senza necessariamente privartene.
hai ragione anche qui, perè sai, non mi sembrano tempi di grande autocritica questi in cui viviamo… guardati in giro su queste pagine, metà di noi sono qui a sperare di ricevere complimenti in cambio di complimenti, l’altra metà ha 3 follower.
Però in un social dove le persone scrivono per un pubblico non mi aspetterei qualcosa di troppo diverso; voglio dire: se si ha bisogno di scrivere per te stesso e basta c’è il diario segreto col lucchetto, no?
si potrebbe scrivere per qualcuno che ti critica 🙂
Ma in una società, come dicevi poco fa, in cui è sempre più rara l’autocritica… Figurati volere la critica altrui! :’)
eggià 🙂
il problema è mantenere un po’ di buonsenso quando si è circondati da persone che ne sono prive…
sei unica….speciale…ALE…meravigliosa ALE!!!….
Ahahaha tu sei di parte, non vALE 😉
vALE…..vALE…..ahahahah
Pure io ho un LG, ma ho ceduto al potere del lato oscuro di internet e whatsapp. Forse fondamentalmente perchè io sono single e avere qualsiasi servizio di messaggistica online incrementa del 245% i miei contatti femminili in rubrica. Per fortuna o purtroppo.
Ma tra l’altro quel LG m’ha lasciata dopo tre o quattro giorni dopo il post: caduta a meno di un metro sulla moquette della biblioteca universitaria. Giuro. Le bestemmie.
Quindi mi son presa quel Nokia che tanto desideravo e che sembra costruito coi mattoncini Lego.
E ho facebook, quello sì. In effetti un mio amico m’ha fatto notare che non è che perché io ho sms verso questa Terra e quella dell’altra dimensione allora gli altri li abbiano, però ti dirò che in fondo a me va bene, mi distraggo meno. C’ho l’organizzazione debole, insomma.
Ma se la motivazione sono le donne, beh, non c’è scusa che tenga 😉